La decisione dell’autorità russa che regola le comunicazioni ha chiuso i conti con i social più diffusi del mondo, proibendone e impedendone l’uso in tutta la nazione.
Sono passati diversi giorni dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.
La principale differenza tra le guerre avvenute anni fa e quella che viviamo ad oggi è senza dubbio la presenza dei social network.
“Un’arma a doppio taglio”- dicono gli esperti, sebbene quest’ultimi ci tengano aggiornati, fornendoci video e foto in tempo reale, sono molteplici le fake news che circolano ogni giorno, aumentando la disinformazione e causando nell’animo del lettore sentimenti di ansia e preoccupazione.
Il sito americano NewsGuard, che monitora le bugie online, ha già individuato molti miti della guerra in Ucraina che non sono veri, come il genocidio del Donbass, i sabotatori polacchi all’opera, l’asilo distrutto dagli ucraini il 17 febbraio, gli obiettivi civili colpiti dai russi all’inizio dell’invasione, il nazismo di Kiev e altro ancora.
Mosca impone l’eliminazione di tutte le informazioni non favorevoli alla propaganda sull’invasione russa, in particolare di tutte quelle che non definiscono ciò come un’ operazione finalizzata a garantire la pace tra i due Paesi.
Tale decisione entra in vigore in Russia, dopo l’approvazione da parte della Duma del divieto assoluto di nominare le parole “guerra” ed “invasione” su giornali, social e tv.
Una vera e propria legge che prevede condanne fino a 15 anni di carcere.
Da qui la decisione di bloccare e limitare diversi social, come Facebook e Twitter, in quanto accusati di discriminare i media russi e di violare i diritti umani di quest’ultimi.
Che in Russia ci siano grossi problemi per la libertà di informazione non è una novità, in particolare per quanto riguarda i media.
La scelta di bloccare il social network creato da Mark Zuckerberg, ha spiegato Roskomnadzor, è stata presa perché, secondo l’autorità russa, sono stati registrati ben 26 casi di discriminazione contro i media russi.
Alcune ore dopo il blocco degli accessi a Facebook, anche Twitter, il social più utilizzato dai giornalisti per diffondere informazioni e articoli, ha subito un’azione simile.
Il governo russo sta introducendo passo dopo passo leggi restrittive che colpiscono non solo i giornalisti ma anche la libertà di espressione in generale.
Ludovica Liccardi