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#LapalestradiComete: “Essere un buon insegnante non è semplice”

“Essere un buon insegnante non è semplice” 

Il rapporto tra studenti e professori è da sempre uno dei temi principali in ambito scolastico, nonché uno dei più delicati e difficili d’affrontare, ma vi siete mai chiesti quale sia il pensiero di un insegnante?

L’articolo di giornale che segue riporta un’intervista fatta ad un professore  del liceo Quinto Orazio Flacco, situato a Portici.

È mite, cordiale ed ha gli occhi luminosi, tipici di chi ama ciò che fa, di chi è curioso e va oltre l’apparenza. 

È stato scelto per essere intervistato data la sua “fama” all’interno dell’istituto, dovuta al suo legame speciale con gli studenti.

L’intervista è stata svolta nell’

auditorium del liceo Quinto Orazio Flacco, il 5 Febbraio 2022.

Quali sono le difficoltà che si celano dietro il suo mestiere? 

“Molto spesso noi insegnanti dimentichiamo di trovarci davanti a bambini e ragazzi, davanti a delle persone, non numeri, non cognomi, ma persone, è necessario, quindi, instaurare con loro un rapporto di fiducia e di ascolto, capire chi sono.”

Dove nasce tale rapporto? E come?

“Questo rapporto va costruito tra i banchi.

In una classe, in media vi sono dai 20 ai 25 allievi, è inevitabile che ciascuno di loro ci insegni qualcosa. 

Il mestiere del docente è un continuo imparare, vi sarà sempre uno scambio di conoscenze tra noi ed i ragazzi.

Purtroppo, l’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia di Covid-19 ha inevitabilmente rivoluzionato il sistema scolastico ed ha  creato una vera e propria “crepa” tra tale relazione, che si credeva sarebbe andata a sanarsi con l’introduzione della Didattica  a distanza (DAD). 

Sebbene la DAD abbia permesso alla scuola di “arrivare a casa”, quest’ultima è stata insufficiente per evitare perdite di apprendimento.”

Secondo lei la scuola a casa non è scuola “vera”?

“Malgrado per molti il ritorno a scuola sia stato considerato una mossa falsa o traumatico, da insegnante, credo che il tempo che i ragazzi trascorrano qui sia essenziale, non solo per le opportunità di apprendimento, ma anche per la socializzazione. Non avere contatti sociali è triste, deprimente; numerosi sono stati, infatti, gli effetti dell’isolamento sociale prolungato, la pandemia ha fatto schizzare del 25% l’incidenza di disturbi  d’ansia e depressione maggiore (la forma clinicamente più rilevante di depressione) in tutto il pianeta.”

È possibile far vivere agli 

studenti un clima di tranquillità nell’ambiente scolastico?

“Le normative per fronteggiare l’emergenza Covid-19 servono per tutelare noi docenti ed i ragazzi, questo è certo, ma per stare bene a scuola c’è bisogno di sanare quella crepa che la didattica a distanza non ha fatto altro che allargare.”

Come?

“Senza dubbio, l’ introduzione di tecniche di apprendimento alternative contribuirebbe a riacquistare la curiosità e la voglia di apprendimento persa dai ragazzi.”

Molto spesso il mestiere del docente viene sottovalutato, è un mestiere per tutti?

“Essere un bravo insegnante non è semplice, non basta essere competente, è ruolo che richiede tanta pazienza, empatia e consapevolezza, è essenziale essere a conoscenza di quanto grande sia la nostra influenza sulla mente di un ragazzo in via di sviluppo. Occorre amare il proprio lavoro, trasmettere le proprie passioni, strappare ai ragazzi un sorriso, ricordare loro che tutto l’impegno verrà ripagato, e che la scuola non va necessariamente vista come una prigione o un luogo dal quale non si vede l’ora di fuggire, bensì come un rifugio.”

Ludovica Liccardi

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2 commento su “#LapalestradiComete: “Essere un buon insegnante non è semplice””
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