Il governo si è impegnato ad adottare le opportune iniziative per individuare le risorse necessaria a realizzare un collegamento stabile, veloce e sostenibile dello stretto di Messina. Il punto viene presentato in aula dalla deputata Stefania Prestigiacomo di Forza Italia, che chiede di trovare le risorse nel Recovery Found, con scadenza nel 2026- Ma il ponte richiederebbe più tempo. Per la Prestigiacomo esso sarebbe una “hub strategica nel Mediterraneo”, presentando un’occasione di sviluppo per i territori siciliani e calabresi, e permettendoci inoltre di intercettare il traffico merci proveniente dal Canale di Suez per Gibilterra. “Senza il ponte” – afferma la deputata – “crolla automaticamente la convenienza logistica del sistema insulare e un simile danno produce un calo del Pil di oltre 6 miliardi di euro”
LA STORIA: La storia del Ponte sullo stretto di Messina sembra essere infinta: il progetto, rivoluzionato diverse volte, è passato tra governi, scandali, insidie, speculazioni e perfino più di una repubblica. Fu, infatti, promosso dai democristiani con la legge 1158/1971, ma la fase progettuale iniziò solo nell’85’ con Craxi. Il primo progetto concreto arrivò nel 1992, con un costo stimato di 3,3 miliardi. Poi lo stop di Prodi, D’Alema e Amato, fino a Berlusconi II, che mette il progetto al centro della sua campagna elettorale, ma continuano gli stop. Il consorzio Eurolink vince nel 2005 la gara d’appalto, con un contratto di 3,8 miliardi. Le elezioni però le vince Prodi, e revoca i fondi. Nel 2011 si presenta un nuovo progetto,: si passa da 6 a 8,55 miliardi: esso consisteva in un raccordo stradale e ferroviario lungo 40km: un’iniziativa unica nel suo genere, che avrebbe dato all’Italia e al meridione un collegamento efficace e stabile, con l’obiettivo finale di fornire finalmente il meritato lustro alla Sicilia e alla Calabria. L’architetto Daniel Libeskind, inoltre, propose la costruzione di un’area direzionale destinata ad ospitare strutture espositive, centri commerciali, alberghi etc. Quando tutto sembra fatto, ecco che arriva un altro stop: questa volta è il governo Monti a dire di no. Tramite un decreto legge (187/2012) effettua la caducazione (la perdita di efficacia degli atti giuridici) delle concessioni dello Stretto di Messina e di tutti i contratti con le imprese (simil EuroLink). I costruttori di EuroLink ed i progettisti di Parsons fanno causa e chiedono un rinvio alla Consulta, ottenendo 790 milioni di risarcimenti e liquidando la società.
Francesco Maddaluno
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