Li vediamo come supereroi con la loro attrezzatura fatta di caschi, tute e moto da corsa, e il loro potere speciale che è la velocità. Poi, però, la realtà delle cose è che sono ragazzi o addirittura solo ragazzini, come lui: Jason Dupasquier, 19 anni. Fan delle moto grazie al papà ex crossista, attuale manager KTM, e all’idolo svizzero connazionale Tom Luthi, con cui ha condiviso allenamenti off-road, Jason aveva una sorella, un fratellino anche lui pazzo per il motociclismo, e una mamma paziente che con amore lo accompagnava alle prime gare perché il padre era impegnato nelle gare di MotoCross. Nel 2018 ha sperimentato il dolore della lontananza dalla sua passione: fermo un anno per la frattura di un femore. KTM, colosso del motociclismo, non ha rinunciato al vincolo con il marchio iniziato nel 2015, e quando Jason ha capito che il livello del mondiale era tale da non riuscire a far punti nella sua stagione da rookie, per continuare il sogno si è trasferito in Spagna, a guidare ogni giorno un mezzo diverso, tenendosi in allenamento per il famoso step. Risultato: cinque gare nel 2021, sempre a punti, e un promettente inizio del weekend in Italia, poi il tragico incidente. Jason è morto inseguendo un sogno, che è quello di tutti i ragazzi appassionati al mondo di amore, gioia e adrenalina delle moto. Felicità ed emozioni pure, stroncate brutalmente per la maledetta sfortuna. Sotto l’armatura dei piloti ci sono solo dei ragazzi o, forse è vero, supereroi.
Carmelo Galdieri
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