Gio. Gen 30th, 2025

DeepSeek scompare dagli app store in Italia: OpenAI accusa, la Casa Bianca indaga

ph. Ansa

di Ludovica Sommaiuolo

L’app di intelligenza artificiale cinese DeepSeek è scomparsa dagli store digitali di Google e Apple in Italia dopo un’ondata di download che l’aveva portata ai vertici delle classifiche. La decisione arriva in un momento di forti tensioni tra OpenAI e DeepSeek, con l’azienda statunitense che accusa il rivale cinese di aver utilizzato impropriamente i propri modelli di apprendimento per sviluppare la propria tecnologia.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, Microsoft – partner strategico di OpenAI – starebbe verificando se i dati proprietari dell’azienda siano stati impiegati senza autorizzazione. Ma la vicenda ha assunto anche una rilevanza geopolitica: la Casa Bianca, attraverso il suo zar per l’intelligenza artificiale David Sacks, ha espresso preoccupazione per un possibile furto di proprietà intellettuale.

Sacks ha spiegato a Fox News che DeepSeek potrebbe aver sfruttato una tecnica chiamata distillazione, un metodo in cui un modello di IA apprende da un altro, “succhiandone” le conoscenze. “Ci sono prove sostanziali che DeepSeek abbia distillato la conoscenza dai modelli OpenAI, e non credo che OpenAI ne sia molto felice”, ha dichiarato Sacks, pur senza fornire elementi concreti a supporto.

Le implicazioni potrebbero essere significative, tanto che la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato che il Consiglio per la sicurezza nazionale sta esaminando il caso. La preoccupazione principale riguarda la sicurezza dei dati e il possibile utilizzo dell’IA di DeepSeek in ambiti strategici.

Un altro elemento chiave della vicenda è il coinvolgimento di Huawei. Secondo un’inchiesta di GSM Arena, DeepSeek si baserebbe non solo su hardware Nvidia, ma anche sui chip Ascend 910C dell’azienda cinese per l’inferenza del modello, ossia la generazione delle risposte agli utenti. L’addestramento, invece, avverrebbe su Nvidia H800, una versione limitata per il mercato cinese rispetto al più potente H100.

Questa rivelazione, se confermata, dimostrerebbe il crescente impegno di Huawei nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti. Inoltre, il colosso cinese sarebbe prossimo al lancio dei nuovi chip Ascend 920C, progettati per competere con i processori Blackwell B200 di Nvidia, considerati tra i più avanzati per l’IA.

Intanto, in Cina, la narrazione è completamente diversa: gli hashtag che celebrano il successo di DeepSeek stanno spopolando sui social, con molti utenti che vedono la vicenda come una conferma della capacità tecnologica cinese di sfidare il dominio statunitense nel settore.

Le implicazioni del caso non riguardano solo la concorrenza tra aziende, ma anche la sicurezza nazionale. La Marina Militare statunitense ha inviato un’e-mail al proprio personale vietando l’uso dell’app DeepSeek, citando “potenziali problemi di sicurezza ed etici”. Un segnale chiaro della crescente diffidenza nei confronti dell’IA cinese, che potrebbe avere accesso a dati sensibili o rappresentare un rischio di cybersicurezza.

La scomparsa di DeepSeek dagli app store italiani non è solo un caso di concorrenza nel settore dell’intelligenza artificiale, ma un tassello di un confronto più ampio tra Stati Uniti e Cina sulla supremazia tecnologica. Le accuse di OpenAI, il coinvolgimento della Casa Bianca e il ruolo di Huawei rendono la vicenda emblematica delle tensioni in corso. Mentre gli Stati Uniti cercano di proteggere la propria leadership nell’IA, la Cina continua a investire in nuove tecnologie per ridurre la dipendenza dai colossi occidentali. Resta da vedere se DeepSeek riuscirà a superare queste controversie o se diventerà l’ennesima vittima della guerra tecnologica tra le due superpotenze.

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