Dopo quindici mesi di conflitto devastante, Israele e Hamas hanno finalmente raggiunto un accordo di cessate il fuoco, che entrerà in vigore il 19 gennaio 2025. La tregua, mediata a Doha con il contributo del Qatar e dell’Egitto, rappresenta un primo passo verso la fine delle ostilità e un possibile avvio di negoziati politici per il futuro della Striscia di Gaza.
Il conflitto è iniziato il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa senza precedenti nel sud di Israele. Durante il raid, miliziani palestinesi hanno fatto irruzione in decine di comunità, uccidendo 1.200 persone e rapendo 251 ostaggi, tra cui donne, bambini e anziani. L’attacco ha incluso un massacro al Supernova Festival, dove centinaia di giovani stavano partecipando a un evento musicale vicino al confine con Gaza.
La risposta israeliana è stata immediata e brutale. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno lanciato una vasta offensiva contro Gaza, che ha provocato oltre 46.700 morti palestinesi e una crisi umanitaria senza precedenti. Distruzione e carenze di cibo, acqua e medicinali hanno colpito la quasi totalità dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia.
Dettagli dell’Accordo
Secondo il New York Times, che ha ottenuto una copia del documento, l’accordo si sviluppa in tre fasi principali:
1.Prima fase: Hamas libererà 33 ostaggi israeliani, confermando che siano vivi. Tra questi vi sono donne, bambini e anziani. In cambio, Israele libererà un numero concordato di detenuti palestinesi. Le truppe israeliane si ritireranno dalle aree più popolate di Gaza, permettendo agli sfollati di tornare a casa. Inoltre, 600 camion di beni essenziali, tra cui cibo, medicinali e carburante, entreranno quotidianamente nella Striscia per alleviare la crisi umanitaria.
2.Seconda fase: Riguarderà la liberazione degli ostaggi rimanenti e il ritiro completo delle forze israeliane.
3.Terza fase: Sarà dedicata alla ricostruzione di Gaza e al possibile ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) come ente di governo, in collaborazione con le Nazioni Unite e partner internazionali.
Reazioni Internazionali
La notizia è stata accolta con favore dalla comunità internazionale. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha definito l’intesa “un passo importante verso la pace e la stabilità della regione”. Anche la commissaria europea per il Mediterraneo, Dubravka Šuica, ha lodato l’accordo, sottolineando su X (ex Twitter): “Questo rappresenta un sollievo necessario per chi è stato colpito da questa devastante guerra. L’UE continuerà a sostenere ogni sforzo per promuovere una pace e una ripresa durature.”
Il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha descritto il cessate il fuoco come “uno dei negoziati più difficili della mia carriera” e ha lodato la collaborazione tra le sue squadre e quelle del presidente eletto Donald Trump nella finalizzazione dell’accordo. Biden ha anche ribadito che “Hamas non governerà più Gaza”, sottolineando che il leader dell’organizzazione è stato eliminato e i suoi sostenitori in Medio Oriente indeboliti.
Trump, da parte sua, ha definito l’intesa “epica” e una dimostrazione della forza della sua futura amministrazione.
Reazioni Locali e Politiche
Nella Striscia di Gaza, migliaia di persone sono scese in strada per festeggiare l’annuncio, sperando che l’accordo possa portare a una tregua duratura. A Tel Aviv, invece, la popolazione accoglie la notizia con cautela, consapevole della fragilità delle tregue passate.
Il governo israeliano, nonostante abbia approvato l’intesa in un consiglio straordinario, è diviso. Tre ministri hanno votato contro: Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich e David Amsalem. Smotrich ha dichiarato: “Non possiamo accettare un compromesso con Hamas. La nostra missione deve essere la distruzione totale del loro apparato militare e politico.”
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, invece, ha difeso l’accordo, evidenziando che Israele ha ricevuto “garanzie inequivocabili” da parte di Biden e Trump. Ha inoltre avvertito che, in caso di fallimento della seconda fase, le IDF riprenderanno le operazioni militari con il pieno supporto degli Stati Uniti.
Le Prime Ore della Tregua
L’entrata in vigore del cessate il fuoco, inizialmente prevista per le 7:30 del 19 gennaio, è stata posticipata a causa del mancato invio della lista degli ostaggi da parte di Hamas. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha condotto nuovi bombardamenti su Gaza, provocando otto morti e 25 feriti, secondo fonti palestinesi.
Il cessate il fuoco è entrato in vigore alle 11:15 ora locale (10:15 in Italia), dopo che Hamas ha inviato la lista dei primi ostaggi da liberare. Oggi saranno rilasciate tre donne israeliane:
•Romi Gonen, 24 anni, sequestrata al Supernova Festival. Prima di essere catturata, ha detto alla madre: “Mi hanno sparato, mamma, sto sanguinando.”
•Emily Damari, 28 anni, britannico-israeliana, ferita alla mano durante il rapimento.
•Doron Steinbrecher, 31 anni, infermiera veterinaria, rapita dal kibbutz di Kfar Aza, che aveva inviato un messaggio vocale agli amici poco prima di essere presa: “Sono arrivati, mi hanno preso.”
Un futuro incerto
La questione centrale resta il futuro politico della Striscia di Gaza. Gli Stati Uniti e le Nazioni Unite spingono per il ritorno dell’ANP, considerata l’unico governo legittimo. Tuttavia, l’ANP, già in difficoltà nella Cisgiordania, potrebbe affrontare gravi sfide nel riaffermare la propria autorità a Gaza dopo 17 anni di assenza.
Israele nutre profonde riserve sull’efficacia dell’ANP. Il ministro della Difesa Gideon Sa’ar ha espresso scetticismo, affermando che “servono interlocutori affidabili, privi di legami con il terrorismo”.
Nonostante le difficoltà, l’accordo rappresenta una rara opportunità per interrompere un ciclo di violenze che dura da decenni. Come ha dichiarato Tajani, la pace richiederà “un impegno costante da parte della comunità internazionale”.
L’Unione Europea e i principali attori globali hanno promesso di sostenere questo fragile percorso verso la stabilità, sperando che possa aprire la strada a una soluzione politica duratura basata sulla coesistenza di due Stati.
La tregua tra Israele e Hamas è un barlume di speranza in un conflitto segnato da tragedie umane e politiche. La liberazione degli ostaggi e l’arrivo di aiuti umanitari rappresentano un sollievo immediato, ma la vera sfida sarà costruire un futuro stabile e pacifico per entrambe le popolazioni. Il mondo guarda con attenzione, consapevole che questa tregua potrebbe essere il primo passo verso una nuova era o l’ennesima illusione in una storia di conflitti senza fine.