Ven. Gen 10th, 2025

L’Italia perde studenti: un milione e mezzo di banchi vuoti entro dieci anni

ph. Ansa

di Ludovica Sommaiuolo

L’Italia sta vivendo una crisi demografica che non risparmia il sistema scolastico, trasformandolo in un riflesso preoccupante di un Paese che si svuota. Con 50.000 studenti in meno nel primo anno delle superiori rispetto all’anno precedente e una perdita complessiva di 130.000 studenti ogni anno, le scuole si trovano ad affrontare un cambiamento epocale. Se questa tendenza persisterà, nei prossimi dieci anni potrebbero mancare all’appello quasi 1,5 milioni di studenti, con profonde conseguenze educative, sociali ed economiche.

Nel 2024-2025, i dati parlano chiaro: gli studenti iscritti al primo anno di scuola superiore sono 562.733, ma i ragazzi di terza media che effettuano il passaggio alle superiori si fermano a 511.244, con una perdita di circa 51.500 studenti. Questa diminuzione non è un caso isolato. La Sardegna, ad esempio, ha vissuto un “annus horribilis”, registrando un calo di 5.419 iscritti rispetto al 2023, con una riduzione complessiva di oltre 25.000 studenti dal 2018. Situazioni analoghe si registrano anche in Lombardia, dove la provincia di Brescia ha perso progressivamente migliaia di alunni negli ultimi anni.

Le previsioni sono drammatiche: tra dieci anni, le scuole italiane potrebbero perdere mezzo milione di studenti solo nelle superiori, 300.000 nelle medie e 400.000 nelle elementari, con la scuola dell’infanzia che vedrà una riduzione di 156.000 bambini. Questo trend implicherà la cancellazione di circa 6.500 classi entro il prossimo anno scolastico e una riduzione complessiva di 130.000 cattedre entro il 2035.

La riduzione delle classi e degli studenti avrà effetti significativi sul personale scolastico. Sebbene il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli, rassicuri che non ci saranno licenziamenti immediati, si prospettano soluzioni alternative come la mancata sostituzione di circa 30.000 docenti che ogni anno vanno in pensione. Questo comporterà un calo dei supplenti e il probabile accorpamento delle scuole, specialmente nelle aree meridionali, già segnate da una minore densità di studenti.

Ma il calo demografico non è solo una questione di numeri. Dietro ogni studente che manca si cela il segnale di un Paese che fatica a garantire un futuro stabile alle nuove generazioni. La diminuzione degli alunni, infatti, non è solo il risultato del calo delle nascite, ma anche di migrazioni interne ed esterne che impoveriscono il tessuto sociale, soprattutto nelle aree più marginali del Sud.

Nonostante il contesto difficile, il sistema scolastico si interroga su come reagire. Alcuni esperti propongono di impiegare i docenti “in esubero” per attività di orientamento e tutoraggio, migliorando il supporto agli studenti e le loro opportunità di successo. Al tempo stesso, si parla di innovare l’offerta formativa per attrarre e trattenere le famiglie, adattando le scuole alle nuove esigenze della società.

In questo scenario complesso, la scuola non è solo il luogo in cui si riflettono le fragilità del Paese, ma può anche diventare il motore di una ripartenza. Investire nella qualità dell’istruzione e nella centralità degli studenti sarà fondamentale per trasformare una crisi in un’opportunità di crescita. La sfida è enorme, ma la posta in gioco è ancora più grande: il futuro dell’Italia e delle sue generazioni.

Related Post