È da ormai tre anni che il governo dei Talebani si è ristabilito in Afghanistan, o meglio, nell’Emirato Islamico dell’Afghanistan.
Il loro governo ricominciò a maggio del 2021, stabilendosi poi del tutto in poche settimane con la conquista di Kabul e sconfiggendo i militari americani stanziati li dal 2001.
Proprio oggi nel paese è stata promulgata una legge per “promuovere la virtù e prevenire il vizio” in conformità con la Sharia.
Hibatullah Akhundzada, dalla sua roccaforte di Kandahae, ha approvato in anticipo la legge. Il Ministero della Propagazione della Virtù e della Prevenzione del Vizio (MPVPV) è responsabile dell’effettiva attuazione di questa legge.
Quest’ultima va a lenire ancora di più i diritti delle donne, impedendo loro di parlare, cantare o recitare poesie in pubblico. Stabilisce che che “le donne devono coprire completamente il corpo in presenza di uomini che non appartengono alla loro famiglia”, così come il viso “per evitare tentazioni”.
I conducenti di veicoli non possono trasportare droga, donne non vestite adeguatamente e donne senza un mahram (un accompagnatore, che sia marito o comunque membro maschile della sua famiglia). È stata vietata anche la musica.
Seguono altri divieti: l’adulterio, l’omosessualità, il gioco d’azzardo, i combattimenti tra animali, la creazione o la visione di immagini di esseri viventi su un computer o un telefono cellulare, l’assenza di barba o la barba troppo corta per gli uomini, i tagli di capelli “contrari alla Sharia”. L'”amicizia” con “un infedele” – un non musulmano – è vietata e le cinque preghiere quotidiane sono obbligatorie.
L’ultimo rapporto dell’UNAMA (Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan), datato 10 Luglio, ha difatti denunciato le gravissime denunciato l’MPVPV per le gravissime violazioni dei diritti perpetrate ai danni della popolazione.
Zaman Sultani, ricercatore per Amnesty, ha dichiarato il mese scorso: “Questo rapporto mette in luce il ruolo dell’Mpvpv nel violare vari diritti umani e libertà fondamentali in Afghanistan. Il sistema istituzionalizzato di discriminazione, che colpisce in modo sproporzionato donne e ragazze, ha un effetto devastante sui diritti umani nel paese. Amnesty International condivide l’appello dell’Onu alle autorità de facto afgane affinché assicurino i diritti alla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione, il diritto alla salute e al lavoro, tra molti altri diritti fondamentali garantiti dai trattati internazionali sui diritti umani al cui rispetto l’Afghanistan è vincolato. L’impunità prevalente per le gravi violazioni dei diritti umani e i crimini di diritto internazionale dei talebani deve finire (…) Ignorare questi aspetti significherebbe voltare le spalle alle vittime e ai loro diritti alla verità, alla giustizia e alla riparazione”.
Sono ormai tre anni da quando per le donne è impossibile andare a scuola o all’università. Sono arrivate all’inizio di questa settimana diciannove studentesse di medicina Afghane in Scozia, per la possibilità concreta di poter concludere i propri studi grazie al LNF (Linda Norgrove Foundation)
Ad esporsi contro i talebani c’è nuovamente Malala Yousafzai. Riguardo le forti repressioni perpetrate dai talebani dice su un post di Instagram che “la musica sembrò un dono”.
Malala si è sempre esposta contro il governo dei talebani. Rischiò tanto, fin da ragazza, quando venne sparata sul suo scuolabus mentre si recava a scuola. Questo non la fermò.
Malala invita ad alzare la voce, a farsi sentire. La sua stessa vita è una fortissima testimonianza.
“Quando tutto il mondo è in silenzio, anche una sola voce diventa potente”.