Ven. Feb 21st, 2025

Il decreto Cultura è legge: via al Piano Olivetti, in attesa del nuovo tax credit per il cinema

ph. Ansa

Con 80 voti favorevoli e 61 contrari, il Senato ha dato il via libera definitivo al decreto Cultura, il primo grande provvedimento del Ministero della Cultura sotto la guida di Alessandro Giuli. Senza il ricorso alla fiducia, a differenza di quanto accaduto alla Camera, il testo è stato approvato rapidamente, segnando un passo decisivo per il nuovo indirizzo del Mic.

Il Piano Olivetti e il sostegno all’editoria

Cuore della riforma è il cosiddetto Piano Olivetti per la cultura, un progetto mirato a sostenere la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e svantaggiate, oltre a valorizzare biblioteche, archivi e istituti culturali. Il ministro Giuli lo definisce “una grandissima boccata di ossigeno per la filiera dell’editoria”, e a sostegno di questa visione arrivano 30 milioni di euro per il settore librario ed editoriale, almeno per il 2025. Tuttavia, il mondo editoriale continua a lamentare il sostanziale smantellamento della 18App, il bonus che incentivava la lettura tra i giovani e che era stato ridimensionato dal precedente ministro Gennaro Sangiuliano. Il decreto Cultura interviene anche nel settore dell’informazione, con misure che puntano ad ampliare l’offerta culturale nelle pagine dei giornali.

Cinema e audiovisivo: il nodo del tax credit

Se per l’editoria si prospetta una boccata d’ossigeno, il settore del cinema e dell’audiovisivo resta in attesa. Il decreto non prevede misure dirette per l’industria cinematografica, che negli ultimi anni ha beneficiato di generosi incentivi fiscali attraverso il tax credit. La riforma voluta da Sangiuliano ha però ristretto l’accesso ai fondi, causando uno stop alle produzioni e mettendo in allarme lavoratori e imprese del settore.Giuli ha già predisposto un decreto correttivo per rendere meno rigida la normativa e mitigare gli effetti negativi della riforma. Il provvedimento, condiviso con il Ministero dell’Economia, dovrebbe essere approvato a breve, anche alla luce del ricorso al Tar presentato da alcune case di produzione, la cui udienza è fissata per il 4 marzo. Tra le novità in arrivo ci sarebbero incentivi per i giovani autori e un riequilibrio dei diritti tra produttori e reti televisive, dopo le proteste di Rai e Mediaset sulle nuove quote.

Intanto, il settore audiovisivo resta al centro di un acceso dibattito politico. La sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni (Lega) nega il blocco delle produzioni e afferma che attualmente ci sono 29 set aperti in Italia. Ma il tax credit resta un nodo critico: il Consiglio Superiore del Cinema ha presentato un esposto sulle modalità di erogazione dei fondi negli anni passati e la Procura ha avviato un’indagine su presunte irregolarità per 62 milioni di euro destinati a otto film. A complicare il quadro, arriva la proposta del vicepremier Antonio Tajani (Forza Italia) di istituire un ministero dedicato al cinema, rilanciata dal regista Pupi Avati. “Valuteremo questa iniziativa con gli alleati di governo”, ha dichiarato Tajani. Secca l’opposizione di Borgonzoni: “Sottrarre risorse al settore per creare un nuovo ministero sarebbe inutile e dannoso, rischierebbe di paralizzare la filiera per oltre un anno”.

Nuove sfide per il Ministero della Cultura

Con il decreto Cultura ormai in vigore, il Ministero si prepara ad affrontare la prossima battaglia legislativa: la riforma dei poteri di veto delle Soprintendenze. La Lega, dopo aver ritirato un emendamento sul tema, ha promesso di presentare una proposta di legge specifica. Giuli si è già detto contrario, mentre Tajani potrebbe sfruttare il dibattito per rafforzare la sua proposta sul ministero del Cinema.Lo scenario resta incerto, tra riforme, ricorsi e tensioni politiche. Quel che è certo è che il settore culturale ed editoriale ha ottenuto un primo segnale di rilancio. Per il cinema, invece, la partita è ancora tutta da giocare.

 

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