Ven. Gen 31st, 2025

Magistrati in protesta a Napoli contro la riforma della separazione delle carriere

ph. Ansa

Si è svolta oggi a Napoli, presso il Salone dei Busti di Castel Capuano, l’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Corte d’Appello. Un evento tradizionale che quest’anno è stato segnato da una protesta simbolica e composta da parte dei magistrati, in opposizione alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. La riforma, che ha recentemente ottenuto l’approvazione in prima lettura alla Camera, prevede una netta distinzione tra le carriere dei magistrati requirenti (pubblici ministeri) e giudicanti (giudici), imponendo una scelta definitiva all’inizio della carriera.

La protesta, deliberata dal Comitato Direttivo dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), è stata condotta in modo pacifico e altamente simbolico. I magistrati presenti, vestiti con la toga e con una coccarda tricolore sul petto, hanno abbandonato la sala non appena il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha preso la parola. Alcuni di loro hanno esibito una copia della Costituzione, alzandola in alto come segno di dissenso e di attaccamento ai principi costituzionali. All’esterno della sala, altri magistrati hanno esposto cartelli con frasi di Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti, per sottolineare il rischio di una compromissione dell’equilibrio tra i poteri dello Stato.

L’uscita dalla sala si è svolta in modo ordinato e silenzioso, ma il messaggio è stato chiaro: il corpo magistratuale vede nella riforma un attacco diretto all’indipendenza della giurisdizione. Paola Cervo, componente del Comitato Direttivo Centrale dell’ANM, ha spiegato la posizione dell’associazione: “Modificare l’assetto costituzionale della giurisdizione è un danno per i cittadini. Questa riforma non risolve i problemi reali che affrontiamo ogni giorno in aula. Anzi, il rischio è una rottura della separazione dei poteri, poiché la politica assumerà il controllo sui procedimenti disciplinari dei magistrati.”

Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha risposto con fermezza, ma anche con rispetto per il dissenso espresso dai magistrati. “Il dissenso è il sale della democrazia, e ringrazio i magistrati per averlo manifestato in modo composto,” ha dichiarato. Tuttavia, Nordio ha rigettato con forza l’idea che la riforma possa essere interpretata come una punizione per la magistratura. “Pensare che un ex magistrato come me, che ha servito lo Stato per oltre 30 anni, possa avere come obiettivo umiliare la magistratura è ingiusto e improprio,” ha affermato, richiamando la sua lunga carriera e il suo impegno nella lotta al terrorismo, in particolare contro le Brigate Rosse.

Il ministro ha sottolineato che la riforma mira a garantire maggiore trasparenza e coerenza nel sistema giudiziario. Secondo Nordio, separare le carriere dei magistrati consentirà di evitare conflitti di interesse e garantirà una maggiore imparzialità, a beneficio dei cittadini.

Dopo l’uscita dei magistrati, il ministro ha ricevuto applausi e incitamenti da parte del pubblico rimasto in sala, composto principalmente da avvocati e rappresentanti del governo. Alcuni di loro hanno salutato le parole di Nordio con un caloroso “Bravo”. Tuttavia, la protesta ha evidenziato una spaccatura netta all’interno del mondo giudiziario e tra i diversi attori del sistema giustizia.

La riforma costituzionale prevede che, al momento dell’ingresso in magistratura, un candidato debba scegliere tra il ruolo di giudice o di pubblico ministero, senza possibilità di cambiamento durante la carriera. Questo cambio strutturale, secondo i promotori, garantirà una maggiore specializzazione e una separazione funzionale tra chi accusa e chi giudica. Tuttavia, i critici, tra cui l’ANM, temono che questa separazione possa indebolire l’autonomia del sistema giudiziario, creando due ordini di magistratura distinti e potenzialmente esposti a influenze politiche.

La protesta dei magistrati di Napoli rappresenta una ferma opposizione a una riforma che, secondo molti operatori del diritto, potrebbe compromettere i principi fondamentali dell’indipendenza e dell’equilibrio tra i poteri dello Stato. Mentre il governo difende la riforma come necessaria per modernizzare il sistema giudiziario, il dibattito resta acceso e promette ulteriori confronti nei prossimi mesi, sia in Parlamento che nelle aule di tribunale.

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