Gio. Gen 9th, 2025

“C’è ancora domani”, l’ammissione agli Oscar

La strategia di campagna americana di Paola Cortellesi ha dato i suoi frutti: tra i 207 lungometraggi ammessi alla corsa per l’Oscar al miglior film dell’anno compare anche There is Still Tomorrow, versione internazionale del film da record uscito nelle sale cinematografiche a fine ottobre 2023.

Per essere idoneo alla competizione, l’Academy richiede che un film sia stato proiettato nelle sale nordamericane per almeno sette giorni (anche non consecutivi) durante il 2024. Le votazioni dei membri dell’Academy si svolgeranno da giovedì a domenica, mentre il 17 gennaio verranno annunciati i candidati ufficiali che si contenderanno le statuette alla 97ª cerimonia degli Oscar, prevista per il 2 marzo.

”Sono grata a Greenwich Entertainment, distributore americano del film, per aver creduto in C’è ancora domani e averlo presentato tra i film eleggibili agli Oscar” dichiara la Cortellesi all’ANSA, pur non aspettandosi che il film rientri tra i cinque candidati finali o che vinca, considera già un enorme successo l’essere stati ammessi alla competizione. Con estrema ironia paragona la candidatura alla possibilità di sopravvivere “di un “gatto in tangenziale a Roma nell’anno del Giubileo”.

C’è Ancora Domani, esordio alla regia di Paola Cortellesi, mancato agli Oscar lo scorso anno tra non poche polemiche, ha ora avviato la sua corsa verso l’ambita statuetta. Il film, già considerato un’opera da record, ha saputo smuovere le coscienze, riempire strade, piazze e scuole, e stimolare un dibattito trasversale tra generi e generazioni. Diventato un autentico fenomeno sociale e culturale, ha conquistato il pubblico italiano e internazionale, lasciando un segno profondo nel panorama cinematografico.

“C’è ancora domani” ha fatto parlare di sè dal momento in cui è uscito. Rimasto in programmazione continua per 22 settimane, il film racconta una storia nella storia. Segue la storia di una donna, Delia, che in quel “c’è ancora domani” vede una speranza per una vita migliore, lontana dalla sua normalità. Una normalità agghiacciante di violenza domestica, che trapela sin dalle prime scene del lungometraggio, e di una società patriarcale che finisce per normalizzarla.

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