È nel quartiere di Scampia che nasce l’improvvisa tragedia: verso le 10 e 40 circa del 22 luglio una passerella del ballatoio del terzo piano nella “Vela Celeste” dove sono in corso dei lavori di ristrutturazione crolla causando tre decessi (le esequie sono previste per il 29 luglio alle ore 9 in Piazza San Giovanni Paolo II dove a tenere la Santa messa sarà l’Arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia ), tredici feriti in grave condizioni tra cui otto bambini e all’incirca ottocento persone evacuate.
Non solo Scampia, ma tutta la città è rimasta colpita dal tragico evento ed è ciò che ha portato a dichiarare per la giornata di domani, 29 luglio, lutto cittadino in memoria delle tre vittime.
L’ipotesi principale del crollo è legata alla mancanza di manutenzione. In una dichiarazione all’Ansa molti abitanti sostengono che non ci sia stato mai un controllo effettivo. C’è chi sostiene di aver sentito un’accesa lite tra due nuclei familiari, e che sia stata proprio la lite a far spezzare la passerella che ha causato il crollo del ballatoio della Vela Celeste.
Le Vele sono state costruite tra il 1960 ed il 1970 come complesso di case popolari. Seppur il progetto iniziale era creare uno spazio comunitario e ricreativo, da subito chi ci abita combatte per superare il degrado causato dal completo abbandono delle istituzioni.
È un quartiere formato per lo più da combattenti per i diritti pilastri della civiltà: casa, salute e lavoro. Sono proprio i membri del “Comitato Vele” ad occuparsene, lavoratori che da anni cercano di far cambiare qualcosa nel quartiere: la prima cosa che sono riusciti ad ottenere è l’inizio del “ReStart Scampia” che consiste nella riqualificazione della zona. Al posto delle vele dovrebbero trovare spazio per nuovi alloggi popolari ed una sede dell’Università Federico II. Quest’ultima sembra necessaria per abbassare il livello di dispersione scolastica (attualmente al 13%)
Da oltre quarant’anni gli abitanti combattono per acquisire questi importantissimi diritti. Come disse l’attore napoletano Alessandro Siani: “Napoli non è solo “Un posto al Sole””.
Il suo discorso al tempo era inerente alla presentazione del musical di Mare Fuori diretto proprio da Siani, ma è una frase fin troppo veritiera. Non dovrebbero essere le tragedie a far rendere conto che c’è qualcosa che va oltre. Qualcosa che non va dato che al momento centinaia di persone si ritrovano senza abitazione.
Ad intervenire sulla faccenda i più importanti visi della scena musicale napoletana: Gigi D’Alessio, Luchè e Geolier. Quest’ultimo ha recentemente donato un’ambulanza che funziona giorno e notte per il soccorso immediato delle vittime.
Per quant’è vero che Napoli riesce a rialzarsi, alle volte c’è bisogno di una spinta. Di una mano.