Il tramonto dei successi per le compagini azzurre è ancora ben distante: vittoria dopo vittoria, il bel paese torna a ricoprire un ruolo di rilievo nel panorama sportivo a 360gradi. Dopo provanti mesi di lockdown e struggenti commiati ai nostri compatrioti sconfitti dal virus, ricade sullo sport la responsabilità di risollevare gli animi degli Italiani, rendendoli orgogliosi di essere rappresentanti dalla sventolante bandiera tricolore, che per troppo tempo è stata aizzata a mezz’asta. Abbiamo già commentato il percorso ad Euro2020 degli uomini di Mancini e della ormai iconica “Presa di Londra”. Abbiamo accompagnato i nostri atleti alle Olimpiadi e gioito dei loro successi. 40, per essere precisi. Abbiamo esultato a più non posso per la finale storica di Berrettini a Wimbledon, per poi disperarci al punto decisivo di Djokovic. Abbiamo sofferto, per poi rialzarci e riprovarci. Quest’estate non sono esistite né zone gialle né rosse, ma solo un’unica celeste distesa di passione e ottimismo. E ora lui, Jannik Sinner. A 19 anni entra nella top 15 del ranking Atp vincendo il torneo di Washington. Umiltà e dedizione sono le parole chiave. Due anni fa il talento di San Candido entrava in top 150. Un risultato incredibile. Ora, invece, spaventa i più forti al mondo. Sinner è un gioiello, un pezzo pregiato di rara bellezza. In questo momento Jannik è decimo nella Race to Torino per la qualificazione alle Nitto Atp Finals. Il torneo considera i successi dell’anno di riferimento, in questo caso 2021, e stacca i biglietti per il PalaAlpitour ai primi 8 qualificati. Se prima eravamo scettici, ora non possiamo privarci del sogno. Vedere Sinner e Berrettini a novembre portare in alto il nome dell’Italia sarebbe un onore non da poco conto.
Pochi prima di lui: Gli italiani che nella storia del tennis ci hanno rappresentato in posizioni così di rilievo si contano sulle dita di una mano. Adriano Panetta, leggenda vivente dello sport, salì al quarto posto. Poi Barazzutti, Berrettini, Fognini e Bertolucci. E ora lui, il bambino prodigio, che porta la conta dei successi azzurri nell’era Open a 73.
Francesco Maddaluno
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