La schiavitù è uno dei fenomeni più controversi del mondo antico. Opere come i templi, il Colosseo e le piramidi e tante altre che hanno reso grandi i popoli nella storia, sono state realizzate grazie allo sfruttamento della manodopera delle vite umane. Oggi il mondo moderno nega la schiavitù e si basa sui diritti umani, ma siamo proprio sicuri che gli schiavi non esistano più? Purtroppo no e addirittura ne sarebbero circa 40 milioni (tra cui anche molti bambini), secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). Notizia di questi giorni è la presa di posizione da parte della Nazionale di calcio norvegese contro lo sfruttamento umano usato per costruire gli stadi in Qatar, in vista dei Mondiali 2022. Secondo il quotidiano britannico ”The Guardian”, il costo della costruzione è stato di circa 6.500 lavoratori immigrati morti, provenienti per lo più da India, Bangladesh, Nepal e Pakistan. I Norvegesi, prima della partita contro Gibilterra, valida per le qualificazioni ai mondiali in questione, sono scesi in campo indossando una t-shirt con scritto “Human Rights on & off the pitch” (Diritti umani, dentro e fuori dal campo). Purtroppo le denunce degli scandinavi e del quotidiano d’oltremanica non bastano, sono due piccole voci portatrici dell’accusa di un fenomeno gravissimo completamente abbandonato dall’opinione pubblica e dai media. Per non parlare delle istituzioni: Onu e governi nazionali dovrebbero avere la priorità di difendere i diritti umani. Secondo il Global Slavery Index, in India sarebbero presenti 14,3 milioni di schiavi, e noi del mondo occidentale contribuiamo a far incrementare ogni giorno questo fenomeno, comprando tappeti, scarpe ed altri prodotti realizzati sulla pelle degli esseri umani. Neanche la schiavitù in Occidente è da sottovalutare, proprio in Italia, secondo Fieragricoltura, sarebbero 400 mila le vittime del caporalato (pratica molto diffusa in settori come l’agricoltura e l’edilizia che si basa sullo sfruttamento criminale della manodopera a basso costo). Insomma la civiltà umana è nata e cresciuta con un cancro chiamato schiavitù, ben consolidato oggi nonostante sia generalmente delegittimato. Troppi gli interessi dietro questo fenomeno, ma speriamo che le voci fuori dal coro di Norvegia calcio e The Guardian siano un inizio che possa portare in futuro a sconfiggere l’ossimoro che accompagna da sempre l’umanità.
Carmelo Galdieri
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